Morgan Stanley (NYSE: MS) è un’azienda globale di servizi finanziari che fornisce servizi di investment banking, trading, gestione patrimoniale e asset management a clienti di tutto il mondo. L’azienda è una delle istituzioni più influenti di Wall Street e di recente è stata scambiata a circa 149 dollari per azione, con una capitalizzazione di mercato vicina ai 240 miliardi di dollari. Nell’ultimo anno, le azioni sono salite di circa il 47%, riflettendo sia il forte slancio operativo sia la rinnovata fiducia degli investitori nel suo modello diversificato.
Per gli investitori, Morgan Stanley rappresenta un mix tra la tradizionale forza negoziale di Wall Street e la costante crescita della gestione patrimoniale a pagamento. Le sue dimensioni nei servizi di consulenza, trading e gestione patrimoniale le conferiscono una posizione competitiva che pochi rivali possono eguagliare.
L’analisi della ripartizione degli azionisti fornisce un quadro più chiaro di come i grandi investitori e gli insider pensino oggi a Morgan Stanley.
Chi sono i principali azionisti di Morgan Stanley?
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Morgan Stanley fornisce servizi di investment banking, trading, gestione patrimoniale e asset management a clienti di tutto il mondo. La sua base azionaria è dominata da grandi istituzioni, con fondi indicizzati passivi che detengono alcune delle quote più importanti.
- Mitsubishi UFJ Financial Group: 377,1 milioni di azioni (23,6%), ~56,7 miliardi di dollari. Nessuna variazione.
- Il Gruppo Vanguard: 118,6 milioni di azioni (7,4%), ~17,8 miliardi di dollari. Aggiunte 1,34 milioni di azioni (+1,1%).
- State Street Global Advisors: 104,1 milioni di azioni (6,5%), ~15,7 miliardi di dollari. Tagliate 3,0 milioni di azioni (-2,8%).
- BlackRock: 60,8 milioni di azioni (3,8%), ~9,2 miliardi di dollari. Tagliate 1,8 milioni di azioni (-2,9%).
- Capital International Investors: 27,2 milioni di azioni (1,7%), ~4,1 miliardi di dollari. Piccolo aumento (+0,6%).
- Geode Capital: 26,6 milioni di azioni (1,7%), ~4,0 miliardi di dollari. Leggero taglio (-0,1%).
- Fisher Investments: 24,0 milioni di azioni (1,5%), ~3,6 miliardi di dollari. Aggiunte 749K azioni (+3,2%).
- JP Morgan Asset Management: 21,9 milioni di azioni (1,4%), ~3,3 miliardi di dollari. Aumento di 1,1 milioni di azioni (+5,2%).
Uno dei punti salienti dell’ultimo trimestre è Balyasny Asset Management, gestito da Dmitry Balyasny, che ha aumentato la sua partecipazione in Morgan Stanley di ben 1.430%, raggiungendo 1,23 milioni di azioni per un valore di circa 173 milioni di dollari. Questo tipo di aumento così marcato sembra un’enorme ondata di fiducia nei confronti del titolo.
Un’altra mossa degna di nota è stata quella di Squarepoint Ops, che ha incrementato la sua posizione del 750% a 1,68 milioni di azioni per un valore di 237 milioni di dollari. Questo balzo suggerisce che l’azienda di stampo quantistico vede in Morgan Stanley un’opportunità interessante.
Schonfeld Strategic Advisors, guidata da Steven Schonfeld, ha aumentato la sua partecipazione di quasi il 198%, portandola a circa 395.000 azioni per un valore di 56 milioni di dollari. L’aumento potrebbe indicare una crescente convinzione nella stabilità e nelle prospettive di guadagno dell’azienda.
Infine, Citadel Advisors, gestito da Ken Griffin, ha più che raddoppiato la sua posizione, aggiungendo 2,1 milioni di azioni per un totale di 3,85 milioni di azioni per un valore di circa 543 milioni di dollari. Per uno dei maggiori hedge fund del mondo, questa espansione potrebbe essere un segnale di fiducia nel ruolo di Morgan Stanley come titolo finanziario di base.
La massiccia partecipazione di Mitsubishi UFJ fornisce a Morgan Stanley un’ancora stabile a lungo termine. L’aumento di Vanguard e le aggiunte di Fisher possono indicare la fiducia nella capacità reddituale dell’azienda, mentre la riduzione di BlackRock e State Street suggerisce una certa cautela. Nel complesso, gli istituti considerano Morgan Stanley come una partecipazione finanziaria di base, ma la propensione ad aggiungerne altre ai prezzi attuali appare contrastante.
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Le recenti transazioni insider di Morgan Stanley
L’insider trading può fornire una finestra sul modo in cui i dirigenti e gli amministratori considerano le azioni della loro società. Anche se le motivazioni variano, i gruppi di vendite o di acquisti rari possono dare indicazioni sul sentimento.
Per quanto riguarda Morgan Stanley, i documenti recenti mostrano una chiara inclinazione verso la vendita mentre il titolo saliva, con un solo modesto acquisto che ha interrotto lo schema.
Ecco alcune recenti vendite di insider:
- Michael Pizzi (Funzionario): Vendute 18.000 azioni a circa 141 dollari.
- Eric Grossman (Funzionario): Vendute 12.000 azioni a circa 141 dollari.
- Andrew Saperstein (Funzionario): Vendute 43,6K azioni a ~$141.
- Daniel Simkowitz (funzionario): Ha venduto 36,6 mila azioni a 141 dollari.
- Sharon Yeshaya (Funzionario): Ha venduto 25,6 mila azioni a circa 140 dollari.
- Charles Smith III (Funzionario): Vendute 20.000 azioni a circa 140 dollari.
- Thomas Glocer (Direttore): Ha acquistato 843 azioni sul mercato aperto a ~128 dollari.
Le operazioni degli insider sembrano per lo più orientate alla vendita, il che potrebbe suggerire che i leader si sentono a proprio agio nel ridurre l’esposizione dopo il rally del titolo. Anche se queste vendite potrebbero riflettere una pianificazione personale o una diversificazione, la mancanza di acquisti significativi aggiunge un tono di cautela.
Il piccolo acquisto da parte del direttore Thomas Glocer mostra una certa disponibilità ad aggiungere a livelli inferiori.
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Cosa ci dicono i dati sulla proprietà e sull’insider trading
L’azionariato di Morgan Stanley è ancorato a giganti passivi come Mitsubishi UFJ, Vanguard e State Street, che contribuiscono a mantenere il titolo saldamente legato ai flussi degli indici globali. Tra i gestori attivi, JP Morgan e Fisher hanno aggiunto titoli, il che potrebbe segnalare una crescente fiducia nel potere di guadagno dell’azienda. Allo stesso tempo, le riduzioni di BlackRock e State Street suggeriscono una posizione più cauta da parte di altri grandi detentori.
Anche l’attività degli insider appare cauta, con diversi dirigenti che hanno venduto azioni dopo il recente rally. L’assenza di acquisti significativi da parte degli insider potrebbe indicare che il management è più a suo agio nel ridurre le posizioni piuttosto che nell’aggiungerne alla valutazione attuale. Il modesto acquisto del direttore Thomas Glocer spicca, ma le sue dimensioni ridotte limitano il segnale complessivo.
Il quadro appare eterogeneo. Gli istituti continuano a considerare Morgan Stanley come una holding finanziaria di base, ma l’insider selling e le mosse selettive dei fondi suggeriscono che la convinzione è misurata. Gli investitori potrebbero essere favorevoli alla solidità a lungo termine dell’azienda, ma non hanno urgenza di effettuare un’aggiunta aggressiva ai prezzi attuali.
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